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VI.

J’fais des trous, des p’tits trous, encor des p’tits trous Des p’tits trous, des p’tits trous, toujours des p’tits trous
La voce di Gainsbourg accompagnava le giornate parigine di Chiara in Erasmus. Lo studio era diventato per lei il centro dei suoi interessi principali, da qualche mese a questa parte. la Sorbonne le aveva dato quella spinta che a lei mancava per andare avanti in un momento di apatia.
Arrivata a Parigi, le si era aperto un mondo, aveva trovato la sua dimensione. Non cercava molto, Chiara, le bastava dedicarsi alla sua passione, Mallarmé, andare per musei ed exposition, o per i giardini. Ma già da un po’ stava benissimo in casa con le sue coinquiline: Laura e Catherine. Entrambe Erasmus come lei, una spagnola di Madrid e l’altra una tipica ragazza inglese. Laura era davvero una bella ragazza, come tante sue connazionali; al contrario dell’altra ragazza.
Nonostante frequentassero corsi diversi, tra i loro coetanei, erano conosciute come quelle che se la tiravano, semplicemente perché stavano sempre sulle loro e non accettavano quasi mai inviti alle feste alla Cité, luogo di perdizione per eccellenza. Non avevano neppure accettato, quel 31 dicembre. di festeggiarlo con gli amici, ma tra di loro a casa completamente sole.
Adoravano passare il tempo insieme. Si divertivano a cucinare, a scherzare, a provare vestiti, recitare parti e inventarsi storie e giochi. Più che delle ventenni sembravano delle piccole dodicenni nei pomeriggi d’inverno chiuse a giocare nella loro camerette.
Per quell’ultimo dell’anno avevano fatto acquisti d’ogni genere. Cibo esotico da preparare, champagne e una serie di indumenti eccentrici per la sera.
Scherzando e ridendo si erano messe ai fornelli con largo anticipo, bevendo da subito e ridendo come matte. L’alcool aveva fatto quasi da subito un bell’effetto e la mezzanotte parigina passò inosservata. Quando Chiara si accorse di questa svista, grazie al baccano fuori dalla finestra, decise che dovevano fare qualcosa per rimediare. Corse in camera sua e meravigliò tutte presentandosi vestita con baby doll trasparente, biancheria intima mozzafiato e tacco alto, Catherine corse a fare altrettanto e Laura si sedette in attesa sulla poltrona. Chiara non riusciva a capire quella ragazza. Aveva sempre pensato le spagnole donne calienti e invece … le si avvicinò, Si sedette sopra di lei con le gambe divaricate e iniziò a stuzzicarla con fragole e champagne. Catherine restò per un po’ sulla porta ad osservare la scena. Non credeva che Chiara potesse eccitarla così tanto, si avvicinò allo stereo, alzò il volume, Gainsbourg e Jane Birkin cantavano l’amour physique est sans issue je vais et je viens entre tes reins je vais et je viens et je me retiens non ! main- tenant Viens !, e si mise alle spalle di Chiara, con un boa di piume verde smeraldo e le avvolse il collo. La ragazza si alzò, senza perdere lo sguardo di Laura, le prese la mano e si abbassò di nuovo, per baciarla. Laura ricambiò alzandosi anche lei e avviandosi verso la sua camera, mentre Catherine iniziava a spogliarsi delle sue culotte e del suo balconcino. Chiara non oppose alcuna resistenza alle attenzioni che il suo corpo iniziò a ricevere prima da Laura e poi da Catherine.
Il mattino fu crudele, sui loro visi e corpi stanchi e sudati. Catherine si stropicciò gli occhi come un gatto pigro, si guardò intorno e si fermò ammirata da quei due corpi vicino a lei. Sveglio Chiara con un bacio indecente tra le gambe, la ragazza aprì gli occhi dopo un breve sorriso sulle labbra e vide Catherine farle cenno di fare silenzio. Aveva in mano foulard tra cui uno nero. Le disse di aiutarla a legare e bendare Laura. La quale si svegliò senza ben capire cosa stesse succedendo e senza opporsi a nulla si rilassò in attesa di quello che non sapeva…

(Continua…)