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XIII.


La classe aveva sghignazzato tutto il tempo mentre Chiara, davanti al professore d’italiano, non era riuscita ad andar oltre:

“Madre de’ Santi, immagine
Della città superna”

La classe si era divertita, loro si divertivano sempre per nulla. Un gruppo di venti studenti che ormai tenevano testa ai professori. Molto tra questi erano capaci, svegli e intelligenti. Una fra tutte Chiara. Studiava il giusto e riusciva ad avere i voti più alti degli altri. Questo la rendeva ben vista dai docenti ma oggi era davvero impossibile darle un voto che sfiorasse la sufficienza. A Chiara non importava molto, sapeva che avrebbe facilmente rialzato la media, ma un po’ l’amareggiava non esser riuscita a cavarsela e aver arrancato davanti a tutti.
Tornata al suo banco, Chiara, aveva incrociato, prima lo sguardo poi il sorriso di Luca. Era il ragazzo più dolce della classe, forse perché ultimamente stava sperimentando la sua sessualità: credeva di esser omosessuale.
Luca le aveva, prima sorriso, e poi le aveva passato una mano tra i capelli. Chiara era rimasta colpita da quella carezza inattesa. Fin da piccola sentire una mano sulla sua testa le entrava dentro. Era un semplice gesto che la struggeva. Come se racchiudesse in sé, oltre che tenerezza, anche un’accettazione di lei.
Per tutta l’ora si ritrovò con il sorriso sulle labbra e la testa tra le nuvole quando non guardava Luca di nascosto. Trepidamente, disegnando scarabocchi sul quaderno, non vedeva l’ora che la campanella suonasse per aver un momento da sola con lui. Era decisa. Aveva già in mente cosa voleva fare, ma il cuore le batteva forte; e non smetteva.
Arrivato lo squillo Chiara respirò, chiuse gli occhi, sorrise e gli chiese se gli andava di accompagnarla alla macchinetta delle bevande calde. Luca annuì e la seguì. Chiara non gli domandò se desiderava prender qualcosa anche lui ma si limitò a chiedere se desiderasse assaggiare la sua di cioccolata. Annuì di nuovo e vide Chiara sorseggiarne un po’ dal bicchiere prima di avvicinarsi a lui e baciarlo. Luca restò un attimo interdetto, ma le labbra morbide di lei, il suo modo così dolce e lento di baciarlo lo fece sciogliere. Fu un bacio lungo fatto di respiri trattenuti e silenzi interiori.
La campanella, che determinò la fine della ricreazione, li sorprese ancora lì ad assaporarsi. Lui la guardò, le accarezzò di nuovo la testa, lei gli si avvicinò all’orecchio e gli disse che se voleva potevano vedersi il pomeriggio, lui la guardò di nuovo e le sorrise dicendole che non poteva, perché il suo ragazzo lo aspettava a casa.



(continua…)